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Top 5 del mese: 4 cose belle e una anche no – giugno 2017
Ogni mese vi racconto le cose che mi hanno colpito: nel bene soprattutto, ma anche nel male. Le gioie della senilità, il gardinaggio alle 6 del mattino, il tankini, la bella scuola e le brutta scuola hanno segnato il giugno del 2017.
1° cosa bella – Senilità
– Cosa leggi mamma?
– Un libro che in realtà avevo già letto quando avevo 17 anni per la scuola. Ma allora non potevo capirlo.
– Perché?
– Perché parla dell’essere vecchi.
– Ah, le maestre pensavano al vostro futuro!
2° cosa bella – i frutti della senilità
Ormai da qualche anno mi sveglio alle 6, dopo aver dormito sei ore.
E fino a un mese fa stavo lì nel letto a pensare a cose lugubri, spesso a farmi anche un piantino silenzioso immaginando tragedie famigliari o cuccioli abbandonati, per poi cancellare tutto il malumore con la faccia lavata con acqua fredda e la finestra aperta sul sole del mattino.
Ora invece ho preso ad alzarmi subito al risveglio, prima che gli elfi della rugna insensata possano avventarsi sulla mia mente così influenzabile dall’oscurità, per andare in terrazza a fare giardinaggio.
(O terrazzaggio?)
La luce è rosata, l’aria fresca e tonificante, Ninja il gatto si stiracchia e mi fa i primi agguati, tutto felice di avere compagnia nel silenzio della giornata che deve ancora cominciare.
È l’ora perfetta per togliere le erbacce, trapiantare zucche e lattughe da un vaso all’altro, annaffiare le ortensie e rubare una fragolina al tesoretto di famiglia.
E non è soltanto la soluzione più pratica ed efficace per tenere in ordine il mio piccolo orto urbano (dopo farebbe troppo caldo, e ci sarebbe il rumore delle macchine a disturbare il mio trip da contadinella), ma funziona anche mindfulness: una specie di reset e rinfresco mentale che mi rende più produttiva nelle ore successive.
Insonnia senile messa a buon uso: ora che sto diventando nonna, finalmente ho capito perché da sempre i vecchi si alzano presto per lavorare nei giardini e nei campi.
3° cosa bella – il tankini
L’anno scorso in questo periodo vi avevo parlato della soluzione finale alla prova costume per la signora d’età, ovvero il costume intero.
Quest’anno sono lieta di annunciare di aver trovato la soluzione fatale alla soluzione finale (sì, è una saga di film di serie C), e si chiama tankini.
Ora, che esistesse il tankini lo sapevo: le americane lo usano da sempre, ma mi pareva proprio una cosa da sfigate e pure senza senso.
Un due pezzi fatto di un sotto + un sopra che arriva a coprirlo? Cui prodest?
Poi ne ho provato uno. E ho scoperto il suo senso: NON TIRA.
Non tira di spalle, di cavallo, si muove e si piega con te, non crea l’effetto gerla sopra il sedere e, se è bello corazzato e contenitivo come il mio, è pure complimentoso.
Ho preso il mio da Marks and Spencer’s in Inghilterra (37 sterline), e poi li ho trovati anche da Decathlon a 15 euro.
Che siate nonne o nipoti, vi consiglio di prenderlo in considerazione perché è proprio comodo!
E poi fa le magie: va’ che sirenetta!
4° cosa bella – la bella scuola
La scuola è finita
Io gioco con Rita
Il mio unico tentativo di scrivere poesie in rima risale alla mia terza elementare; non ha avuto seguiti, perché mi sono resa conto subito che non ero esattamente fatta della stessa stoffa di Giovanni Pascoli (certe umiliazioni bruciano).
Comunque, sono 40 anni che ad ogni giugno che passa il convento mi ripeto mentalmente “la scuola è finita/io gioco con Rita”.
E non ho mai avuto un’amica che si chiamava Rita.
Quest’anno, alla festa di fine anno delle elementari di mio figlio, guardavo i bambini correvano e giocavano con Rita, Andrea e Viola, e vedevo tanta bellezza: l’impegno di decine di genitori che facendo volontariato avevano ripitturato le aule, sistemato a cadenza regolare il giardino, allestito e gestito una biblioteca, tenuto corsi di ceramica, giornalismo, pronto soccorso; e, ancora, organizzato lotterie, banchetti, pesche e mercatini di beneficienza, giochi senza frontiere per raccogliere fondi per comprare computer, materiale scolastico, vernice…
Le attività finanziate con il contributo volontario di ogni famiglia (40€ a inizio anno) hanno permesso ai nostri figli di fare lezioni di coro, recitazione, arte & movimento.
L’instancabile voglia di fare di alcune insegnanti di tenere un gemellaggio con una scuola di Kinshasa, collegamenti via Skype con una nave di ricercatori in Antartide, il compost e l’orto in giardino, e di tenere vivo un giornalino scolastico che pubblica tre articoli alla settimana e vinto due importanti premi nazionali.
Mi sono commossa (lacrime vere) a vedere le testimonianze di tutto questo esposte nella palestra, e mi sono sentita tanto infastidita quando una mamma, alla proposta di usare i fondi raccolti per rifare almeno un bagno (sono tutti alla turca), ha sbottato che era totalmente contraria in quanto dovrebbe pensarci lo Stato con le tasse che paghiamo.
Capisco il principio, ma è un principio che trovo micragnoso davanti al fatto che possiamo rendere la vita dei bambini più bella, ricca e facile mettendo del nostro dove non arrivano le istituzioni.
Si chiama contratto sociale, mutuo soccorso, essere una comunità e ne abbiamo tutti bisogno. Anche se paghiamo le tasse.
Una cosa che anche no – la brutta scuola
Io – Allora, signora, con tutti i soldi che abbiamo raccolto con la festa di fine anno, lei che qui ci lavora da tanti anni e questa scuola la conosce meglio di chiunque altro, cosa consiglia di fare? Cosa serve di più ai bambini?
Bidella – Ah, non lo chieda a me. Ancora 20 giorni e finalmente mi traferiscono.
Think about the future.