Top 5 del mese – le 5 cose di febbraio 2021

La fine di una storia d'amore, la storia di Greta, le brevi storie da altri posti, uno schema piramidale e il vero salame dei vegetariani.

Indice

1° cosa – lievito madre, questa nuova genitoralità

temperatura lievito madre

Febbraio è stato il mese in cui ho combattuto la mia sindrome del nido vuoto mettendomi in casa un nuovo parente: il lievito madre.

Si chiama madre, ma è anche figlio. In pratica fare il pane coinvolge tre generazioni: io-la nonna, il lievito-madre, il pane-figlio-della-madre-nipote-della-nonna.

Prima di fare il pane però bisogna farlo nascere e crescere, ‘sto lievito.

C’è chi se lo fa in autarchia partendo da acqua e farina e frutta e ci mette due mesi; io mi sono semplificata la vita partendo con del lievito in animazione sospesa, ma la gestazione c’è lo stesso, con i mal di testa e le notti in bianco per fare i rinfreschi al momento giusto.

C’è il travaglio del primo pane, con le persone più esperte che ti mandano foto, video e messaggi per guidarti (grazie Luca, grazie Antonella).

Ci sono gli infanticidi rischiati e quelli portati a termine.

Ci sono le pagnotte che sono come gli adolescenti, che ti fanno preoccupare sempre perché non sai mai come escono. A volte hanno la crosta ruvida e spessa e il cuore morbido (crudo), a volte sono equilibrati tra dentro e fuori (hanno un’alveolatura!).

E poi c’è la contabilità. Quella, non te lo dice nessuno che devi affrontarla: sennò non ci sarebbero figli, volevo dire filoni, a questo mondo.

Io però ve lo dico: i rinfreschi del lievito madre sono uno schema piramidale, un “Ponzi scheme”, una catena di Sant’Antonio. Ricordatevi che ogni volta triplicate quello da cui state partendo, per cui abbiate il coraggio di eliminare quello che sapete che non vi servirà: si chiama “damage control”, e se si fa alla NASA possiamo farlo anche noi con i grissini e le piadine (in cui si usa l’esubero, ovvero lievito madre non rinfrescato).

Ci stavate pensando e vi ho spaventato?

Buttatevi, invece.

Ammetto che ogni volta che mi trovo a gufare la planetaria mentre sono in conf call con le mie socie, e quella impasta e deve essere fermata e poi impasta e poi devo ribaltare l’impasto e poi aspettare e poi farla ripartire e poi aspettare etc etc, mi dico che ho un panettiere a 100 metri da casa e chimelofaffare.

Ma poi… quando mangiamo il nostro pane fatto in casa… vengo baciata tantissimo da tutti, anche dal gatto, perché è così buono.

E finisce che mi dimentico tutta la sbatta. E rinfresco il lievito.

2° cosa – non c’è cosa più divina che spalmarsi la salsina

paté di pomodorini

Pomodorini secchi + peperoncino + origano + olio buono.

Il patè di pomodorini è il salame dei vegetariani: ha totalmente assorbito la mia voglia di cacciatorino (specialmente tra colazione e pranzo) e posso dire che a un anno di distanza da quando mi sono messa di buzzo buono per eliminare la carne dalla mia dieta, questa salsina mi ha dato lo sprint finale per passare il traguardo.

Sul mio pane fatto in casa, poi…

3° cosa – le puntarelle di A.

puntarelle fresche

Ho trovato un vocale di A. su Whatsapp: “Sasha, sto facendo le puntarelle e… ti voglio raccontare una cosa molto intima”

Io: “data la forma delle puntarelle e la natura intima della tua cosa, non sono sicura di volerla sapere #LOL”

A: “Ma che pensi! Solo che c’è mia figlia qui vicino e non voglio che senta… te la dico domani”

Io: “ooook, A., ora penso davvero che sia quello io penso!”

Il giorno dopo ho scoperto che non era quello che pensavo.

Le puntarelle gliele aveva fatte assaggiare per la prima volta il suo fidanzato.

“Sai, quando scopri certe cose insieme, e poi rimangono nella storia di una coppia? Era un piatto speciale, lo facevo sempre per i nostri anniversari. Mi sono sposata per amore, ero innamoratissima di mio marito, lo sai… poi è andata com’è andata, non mi sentivo vista, non ero più felice, e quando siamo arrivati al divorzio, e io stavo già con il mio nuovo compagno, proprio il giorno prima della firma ero al mercato… e ho visto una cassetta piena di puntarelle.

Sono immediatamente, irrimediabilmente, inconsolatamente scoppiata a piangere. Non riuscivo a respirare, la gente mi si faceva attorno preoccupata.

Ho chiamato l’avvocata che ci aveva seguiti entrambi in maniera eccellente, una vecchia amica che ci conosce bene, e le ho detto della mia reazione. E lei: “io non ti faccio firmare senza che il tuo ex-marito sappia di questa cosa. Se vuoi glielo dico io”.

Ma lui… niente. So che l’ha saputo, aspettavo una sua reazione, ma il giorno della firma non ha detto niente. E abbiamo firmato.”

La mia amica A. è molto felice e molto innamorata di quel compagno che nulla sa di tutto questo.

Penso che quella cassetta di puntarelle sia stata una benedizione per tutte le parti coinvolte, perché ha dissotterrato quegli ultimi dubbi comprensibilmente radicati nella storia della coppia originale. E li ha estirpati.

Le puntarelle sono ancora un piatto di famiglia, non ci sono stati rimozioni o rigetti, ma una sana metabolizzazione. Per questo A. mi ha chiesto di raccontarle, qui, a tutti.

4° cosa – storie brevi da altri posti

Cipuva è una vignettista che ho scoperto su Instagram: un colpo di fulmine. Penso sia una ragazza giovane, di sicuro è molto sensibile e ha un senso dell’umorismo molto poetico, tra l’ironia e l’innocenza.

Ho ordinato tre copie del suo libro: una per me, una per mia sorella e una per mia nuora. Le ho chiesto di scrivere delle dediche, e… non vi faccio vedere le sue storie, ma le dediche sì.

Così capite il tipo e ve ne innamorate anche voi.

5° cosa – il mio primo colpo di fulmine

Ero a fare una passeggiata in montagna con la Shu, quando ho visto arrivare un cane biondo e mi sono fatta il segno della croce sperando che avessero una buona interazione (in natura, i cani liberi in genere vanno d’accordo, ma non si sa mai).

Mi sono resa conto mentre si annusavano che il cane biondo era… Greta!

Chi mi legge da un po’ se ne ricorderà, ne avevo parlato qui e avevo creato un profilo su Instagram per raccontare il processo della sua adozione: si chiama @2blondes6legs e quando lo riguardo mi viene sempre un groppo in gola.

Per farla breve, avevo visto una foto di Greta sulla pagina Facebook del rifugio dove si trovava, e me ne ero innamorata all’istante. Era il mio cane. Era il mio cane e non era in casa con me.

Questa foto.

La famiglia però non voleva cani, e io per mesi facevo tutti i giorni i lucciconi sulle foto di Greta. Poi sono andata a conoscerla e per cinque mesi ho investito due mezze giornate alla settimana per stare con lei e creare il rapporto necessario ad adottarla.

Pensavo fosse amore…

Questo non si è mai realizzato quanto sperassero i volontari del rifugio; io in verità ho sempre pensato che se l’avessi portata a casa ci saremmo arrivate, in qualche modo.

E così ho rinunciato, e trovato la Shu:

Fast forward due anni e mezzo dopo, ecco Greta che viene ad annusarmi e mi dà due leccate sul viso (e dalla Shu ancora mai nessuna zero spaccato scordatele, le leccatine).

È con la sua proprietaria, che mi dice che lei al rifugio ci è andata per nove mesi (nove!!) prima di poterla adottare.

E che Greta è un cane difficile, e che si chiede perché l’ha adottata.

Non vuole stare fuori, vuole sempre rientrare – dice.

A me non sembra: quando la chiamo viene, quando corro con Sugar si accoda. Certo, si ferma ad annusare in giro, ma è il suo mestiere di cane. La sua proprietaria invece la prende come una conferma che non vuole continuare la passeggiata.

Che non è a suo agio, lo vedo: ha sempre la coda bassa, praticamente tra le gambe. Magari è anche per l’esuberanza della Shu?

Le saluto, mentre vanno via, con quello speciale groppo in gola che sa farmi scattare Greta, il mio primo grande amore, “the one that got away”. Sapere che lei e la sua famiglia non sono felici insieme fa male.

Guardo la Shu. Salta tra le ginestre come un cavallino rampante, con un gran sorriso e gli occhi che brillano quando incrocia i miei.

Non è un cane facile nemmeno lei. Ma non potrei immaginarmi nemmeno un giorno senza di lei: stiamo facendo un bel cammino insieme, e anche con le cadute rovinose abbiamo comunque conquistato cose bellissime.

Ve ne parlerò il prossimo mese. Intanto, fatemi sapere se una di queste storie vi ha parlato in qualche modo…

Lascia il tuo voto

Altro su questi argomenti

ricetta originale della pappa al pomodoro

Pappa al pomodoro toscana

Calda, morbida, con l'inconfondibile profumo di basilico e pomodori maturati al sole: un'esperienza di gusto indimenticabile per un piatto della cucina povera toscana.