10 motivi per non comprare frutta e verdura al supermercato

So che sembra comodo - è comodo - fare una grossa spesa settimanale e non doverci più pensare per giorni, mettendo dentro il carrello i pomodori e le mele come si fa con la carta igienica e la pasta. Ma ci sono degli ottimi motivi per non comprare frutta e verdura al supermercato. Ne parliamo?

frutta e verdura
Frutta e verdura di stagione, arrivata a casa in una borsa di paglia. Neanche un sacchetto.

Ho sempre abitato a pochi passi (e per pochi passi intendo un minuto a piedi) da un supermercato: prima una Coop, ora un Ekom. Se mi voglio sentire international, posso allungare di un altro minuto e arrivare a un Carrefour.

Ma ci sono cose che non compro mai nei supermercati:

  • il pesce: perché preferisco foraggiare i negozi di quartiere per dare supporto alla comunità locale di commercianti e pescaatori; perché hanno più smercio; e non c’è mai puzza (trovatemi un supermercato con banco del pesce dove non si deve girare con la molletta al naso)
  • formaggi e salumi se i banchi della gastronomia e della macelleria sono comunicanti, perché ho visto troppe volte gli addetti passare con disinvoltura da un pollo crudo a una mozzarella
  • frutta e verdura

In questo ultimo caso le ragioni sono molte, e meritano un paragrafo a parte…

I miei 10 motivi per non comprare frutta e verdura al supermercato (in ordine sparso di importanza)

motivi per non comprare frutta e verdura al supermercato

1 – Non costa meno rispetto a un negozio di ortofrutta

Sì, ci sono gli orefici delle primizie, quelli dove per entrare devi farti fare la scansione della retina per provare di essere solvibile. Ma non è di questi che stiamo parlando: parliamo del normalissimo negozio sotto casa 🙂

Ho fatto più volte il confronto tra il negozio dove compro abitualmente e la Coop (sono pur sempre una brava massaia genovese!) e i prezzi sono allineati; anzi spesso la merce costa meno nel negozio!

2 – I supermercati strozzano i produttori

I supermercati comprano grandi quantità di prodotti a prezzi stracciati, pagando i fornitori dopo molti mesi. Guadagnano sugli interessi maturati tra il momento in cui incassano quei 2€ per il nostro chilo di mele e il momento in cui pagheranno l’azienda che le ha cotivate e raccolte.

Avere un contratto con la GDO significa avere un business sicuro, ma sottoposto a questo ricatto.

Come mi ha spiegato la proprietaria di un’azienda a conduzione familiare i cui prodotti freschi sono distribuiti in diverse catene (nel suo caso Carrefour, Eataly ed Esselunga; ma non che le altre facciano diversamente), spesso ai fornitori vengono imposti prezzi sottocosto per fare offerte-civetta. E non è il supermercato che ci rimette: è il produttore che deve stare al gioco, se nel gioco vuole rimanere.

3 – Sostenere un negozio di quartiere significa mantenere una comunità

Ci stiamo abituando a comprare tutto attraverso la grande distribuzione, i centri commerciali (in Italia ce n’è uno ogni 64.000 abitanti) e gli ecommerce, anche quello che abbiamo letteralmente sotto casa, dai chiodi al latte: e così sta sparendo la fascia sociale dei commercianti privati, quella classe media che era la spina dorsale del nostro Paese e che a sua volta dava lavoro ai suoi fornitori, altre famiglie che lavoravano in proprio.

Stiamo diventando un popolo di commessi di meganegozi e ci stiamo impoverendo socialmente e economicamente.

Il fatto che siamo arrivati alla prima volta nella storia in cui i figli hanno meno potere di acquisto dei loro genitori è una diretta conseguenza della nostra fascinazione per i centri commerciali.

4 – La sicurezza di trovare solo prodotti di stagione nei negozi

ciliegie

I fagiolini ci sono davvero tutto l’anno? Nel dubbio, guardate se li trovate dal verduraio, che compra al mercato all’ingrosso prodotti spesso regionali che gli costano meno, sono più buoni e sono più freschi. Fagiolini del Sud Africa ne avrà magari anche a gennaio, ma sarà una cassetta piccola; mentre avrà 12 grosse cassette di broccoli dal Lazio.

Al supermercato l’offerta è tutta livellata: una cassetta di fagiolini, una di broccoli, una di carote, una di avocado, una di fragole – tutto l’anno. Si perde così la sensazione di cosa sia meglio mangiare.

Perchè i prodotti stagionali sono più sani, economici, ecologicamente sostenibili e molto, molto più buoni.

5 – Più prodotti italiani nei negozi, meno nei supermercati

Perché per le catene dei supermercati è più economico comprare ovunque il prezzo sia più conveniente (quei terribili limoni che arrivano dall’Argentina coperti di cera e che sanno di alcol per pavimenti, ad esempio, che poi a noi costano quanto quelli non trattati di Amalfi nel negozio di quartiere).

Perché per i supermercati è giustamente fondamentale poter dare un’offerta quanto più ampia possibile (fagiolini, broccoli, carote, avocado, fragole tutto l’anno).

Al negozio invece non conviene affatto, non ha la stessa economia di scala.

6 – Offerta “curata” da una persona vera, giorno per giorno, nel negozio

Arcobaleo della frutta genova nervi
Il mio fruttivendolo di fiducia, il Signor Alessandro

Come se fosse una mostra con un curatore che ha scelto i quadri uno per uno seguendo un principio-guida, i negozianti sono ogni giorno alle 3 di notte ai mercati generali a scegliere ogni prodotto predendolo in mano, spezzandolo, annusandolo: è croccante, è maturo, troppo acerbo?

Per la loro clientela affezionata e per quella potenziale, la differenza sta nella qualità: e la qualità la fa l’occhio del padrone, non un ordine fatto sei mesi fa con un contratto con firma digitale mandato via PEC.

7 – Un rapporto vero tra persone che si consigliano

castagne

Il Signor Alessandro, da cui faccio la spesa una volta alla settimana da otto anni, mi dice quali clementine piaceranno a mio marito tra i tre tipi che ha oggi.

“Oggi prenda questi finocchi”, “Se mi toglie di mezzo questi lamponi gliene do quattro vaschette al prezzo di due”, “No, quelle mele non gliele do”. Se tutti hanno già le castagne e lui no, so che c’è un buon motivo: tra una settimana le avrà anche lui e meriteranno di essere comprate.

Conosce i miei gusti, sa come cucino, sa cosa piace ai miei figli.

Ogni tanto riesco a ricambiare passandogli idee per preparare la scorzonera o gli agretti, che lui riporta agli altri clienti.

8 – Il negozio è una piccola piazza

Frequentando un negozio dici buongiorno, come sta la sua nipotina, ha ritrovato il gatto che era scappato? Incontri chi ci tiene a mantenere vivo il quartiere, puoi fare comunità. Al supermercato non succede: gli occhi stanno sul carrello e sulla lista della spesa, non si parla con nessuno.

Se al negozio ci vai presto al mattino, magari ci trovi il proprietario del ristorante della tua zona, e capisci che uno che fa la spesa così sa trattare bene i suoi clienti (Buongiorno, Signor Egizio!).

9 – Non ci sono imballaggi nel negozio #svestilafrutta

overpackaging
Aprile 2018, Coop Liguria: TRE PICCOLE MELE. 2.40€, un tubo di plastica. L’abisso della miseria morale.

È scioccante, immorale, stupido e costoso l’uso del packaging nei supermercati: è talmente ovvio quando si osservano le vaschette, i tubi, i sacchetti già pronti. Si arriva ad estremi come quelli raccolti in questa gallery da Bored Panda (alert: vi salirà la carogna a vedere una singola patata nel cellophan)…

Da Bored Panda

E se da una parte puoi scegliere tra i prodotti sfusi quello che vuoi e metterlo in una busta di Mater-Bi (finalmente è stata abolita la plastica!), quella busta è stata comunque prodotta, trasportata, e finirà nella spazzatura. Così come quelle vaschette che tengono quattro mele e che mandiamo a riciclare attraverso la raccolta differenziata: prodotte, trasportate, raccolte, trasportate, riciclate, riprodotte… quanta energia sprecata!

GreenMe ha lanciato una campagna e un hashtag per portare l’attenzione su questo scempio che sta uccidendo i nostri mari e oceani e riempiendo le discariche: #svestilafrutta.

In Olanda intanto è nata la prima catena di supermercati plastic-free, Ekoplaza: guardate questo video per vedere come funziona (semplice e “antica” l’idea delle retine per la frutta e la verdura che compri e riutilizzi all’infinito).

fruttivendolo
La mia borsa della spesa. Per le fragole dobbiamo trovare una soluzione!

La mia tecnica è quella più antica del mondo: vado dal verduraio con una sporta di paglia, tipo solido con fondo piatto, comprata al mercato per 6€. La struttura le permette di sopportare agilmente 6-7 chili di merce senza schiacciarla come succederebbe in un sacchetto o in una borsa di stoffa (non voglio nemmeno prendere in considerazione quelli di plastica che inquinano e quelli di Mater-Bi che si rompono con un litro di latte).

Mi faccio mettere solo le patate in un sacchetto di carta perché sono sporche di terra, ma tutto il resto arriva a casa sciolto nella borsa, e smistato tra frigo, dispensa e fruttiera.

Di questo però bisogna parlare ai negozianti: vanno educati, perché di default anche loro mettono mano al sacchetto, mentre potrebbero risparmiare a se stessi, ai loro clienti e all’ambiente migliaia e migliaia di sacchetti all’anno. Alcuni andranno convinti, bisognerà insistere ogni volta per tanto tempo (“Ma tanto glielo regalo!”, mi sento rispondere quando vado al mercato). Ma funziona, date retta a una vecchia!

10 – E soprattutto… al negozio è tutto più buono!

Il magazzino del negozio non va oltre i due-tre giorni, lo smercio è costante, la scelta personalizzata dal padrone, la catena del freddo limitatissima (pomodori e fragole che sanno di qualcosa invece che di niente), la filiera più corta.

gatto spesa
Ninja supervisiona sempre il momento in cui svuoto la sporta!

spesa gatto

E tu dove la fai spesa? Hai un buon rapporto con i negozianti del tuo quartiere? Parliamone nei commenti qui sotto!

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