Piante da appartamento: origini, storia e curiosità

Sono belle, ci fanno compagnia e rendono le nostre case molto più accoglienti, ma forse non sappiamo come sono arrivate fino a noi…

storia delle piante da appartamento

Indice

Le piante da appartamento sono una delle mie passioni. Ne possiedo diverse e me ne prendo cura con amore e dedizione, perché trovo che rendano l’ambiente più armonioso, oltre che più salubre.

Ciao, sono Sasha e mi piacciono le felci

Nella mia continua ricerca di informazioni su come curarle al meglio, mi sono imbattuta in diversi articoli che ne spiegano l’origine, e ho scoperto che la pratica di coltivare “le piante da interni” non è sempre esistita e non è sempre stata alla portata di tutti.

Il motivo è semplice: LE PIANTE DA INTERNI NON ESISTONO. Nessuna pianta è nata in natura per stare chiusa tra pareti di cemento: le piante vogliono nascere, vivere e morire all’aperto.

Siamo noi umani a voler fare stare anche in salotto le felci, in vaso anzichè nella piena terra del sottobosco. Siamo noi che annaffiamo le monstere invece di fargli prendere la pioggia tropicale, o versiamo acqua nel sottovaso dei cactus per fargli assorbire quella che scorrerebbe sotto il terreno arso del desserto. Siamo noi che nebulizziamo le orchidee per fargli credere di stare in una palude.

Siamo noi che forziamo la natura dentro, perché ne abbiamo poca fuori.

Comunque, finito il pippone… ecco la manleva: questo è un articolo euro-centrico, per ignoranza mia in tema delle culture asiatiche, africane, oceaniche e native americane. E ora, lo spiegone!

Spiegone: come al solito, gli antichi Egizi

piante ornamentali camera botanica tempio di karnak
I geroglifici della camera botanica del Tempio di Karnak

Originariamente, la coltivazione di piante ornamentali (e non funzionali al sostentamento) nasce come abitudine privilegiata delle classi più abbienti, ed è molto antica.

Ne abbiamo testimonianza, addirittura, da alcuni reperti archeologici rinvenuti a Karnak: lì troviamo un tempio giubilare appartenente al giardino botanico del faraone Thutmose III, con raffigurazioni che rappresentano circa trecento diverse varietà di piante (pare si trattasse, nientemeno, che di un bottino fatto proprio durante una campagna militare – risalente a circa il 1500 A.C. – nella povera Siria, che evidentemente nemmeno ai tempi dei Faraoni poteva stare in grazia di Dio).

Facendo un bel balzo in avanti, possiamo citare la consuetudine di decorare le ville patrizie dei nostri Romani con sontuosi giardini ricchi di vegetazione, testimoniata almeno a partire dal 56 A.C. con Lucullo e la sua Villa sul Pincio (la prima apparsa a Roma) e i giardini di Sallustio vicino al Quirinale.

Ma sempre di giardini, corti interne, horti conclusi si tratta: né l’iconografia né i capitolati delle spese di gestione anche dei palazzi più sontuosi di tutta Europa riportano testimonianze (per quel che so io, avendone cercate e non trovate) di piante coltivate in terra, in vaso negli ambienti domestici.

Mentre nella storia dell’arte medievale e rinascimentale abbondano i festoni di frutta, foglie e fiori, e i ritratti di santi, cavalieri, nobili e borghesi con ramoscelli o fiori simbolici tenuti tra le dita, adagiati ai loro piedi o sistemati in vasetti…

“San Girolamo nello studio”, Antonello da Messina (1475): il vaso di garofani simboleggia il fidanzamento della Vergine con Gesù, e quello con l’alberello il cortile in cui Maria ha ricevuto l’annunciazione. Insomma, non fanno arredamento.

trovare dipinti che verosimilmente dimostrino che esistevano “le piante da appartamento” è molto difficile da dimostrare. Scorrendone centinaia indicizzati dalla National Portarit Gallery di Londra (“piante”, “fiori” e “interni”), ad esempio, io non ne ho visti finché non si arriva all’800.

Però… nel quadro “La conferenza di Somerset House” firmato dal ritrattista della corte spagnola Juan Pantoja de la Cruz (ma ritenuto opera di un fiammingo secentesco), la cronaca della firma del trattato di pace tra Inghilterra e Spagna del 1604 mostra dietro i dignitari inglesi, sulla destra, delle fronde non ben identificabili, che sembrano spuntare da un vaso lungo e stretto posto sotto una finestra, aperta dal lato degli spagnoli.

È abbastanza evidente che ci siano delle metafore anche qui, ma mi spiace dire che non ho trovato analisi che le sappiano decodificare. Se qualcuno lo sa, mi scriva! Sarò felice di aggionare questo articolo 🙂

piante da interni nella storia dell'arte

Sicuramente è nel XVII secolo che la diffusione di piante ornamentali vede una grande accelerazione, grazie al lavoro di ricercatori e botanici, che ne importarono una grande quantità da ogni parte del mondo.

La rivoluzione dei Tradescant

origine delle piante da appartamento
John Tradescant padre

John Tradescant il vecchio (ca 1570-1638) e John Tradescant il giovane (1608-1662), rispettivamente padre e figlio, furono giardinieri al servizio di Re Carlo I e della nobiltà inglese.

Tradescant padre viaggiò moltissimo: in Russia, in Olanda… partecipò addirittura ad una spedizione contro i pirati! In tutti i suoi viaggi raccolse piante, semi, bulbi e curiosità per i suoi clienti, ma anche per creare la collezione che sarà ospitata nell’Arca, un museo – botanico, ma non solo – situato a Londra, nel quartiere meridionale di Vauxall.

Tradescant figlio collaborò con il padre come giardiniere e raccoglitore di piante e curiosità: nell’Arca confluirono cose come animali impagliati, uova e penne d’uccello, conchiglie, insetti, pesci, serpenti, fossili, minerali, cristalli, frutti esotici, semi e foglie essiccate; c’erano un dodo, cavallucci marini, uova di coccodrillo, colibrì, ma anche “rarità improbabili” come la mano di una sirena, il sangue piovuto nell’isola di Whigt o un “drago” lungo due pollici (circa 5 cm).

Dopo la morte del padre, divenne giardiniere capo di Re Carlo I e per tutta la vita continuò ad arricchire il museo, del quale scrisse anche il primo catalogo. Alla morte del suo unico figlio promise di legare la collezione a Elias Ashmole, collezionista d’arte, storico e alchimista inglese, nonché fondatore dell’Ashmolean Museum di Oxford.

E qui scatta il pettegolezzo: alla sua morte, la vedova contese l’eredità. Qualche tempo dopo, fu trovata annegata in uno stagno del giardino: ancora oggi non ci sono informazioni certe circa la natura dell’evento (incidente, suicidio, assassinio?)

Alla fine della fiera (delle vanità), gli oggetti raccolti nell’Arca andarono ad Ashmole, che alla sua morte li donò all’Università di Oxford, dove costituirono il primo nucleo del celebre Ashmolean Museum.

Entrambi i Tradescant furono sepolti nel cimitero della chiesa di St. Mary a Lambeth, e qui riposano ancora nelle loro tombe originarie.

A partire dal 1977, la Chiesa ospita il Garden Museum, che recentemente ha riaperto, dopo un’importante ristrutturazione, con due nuovi padiglioni e una parziale ricostruzione dell’Arca.

I Tradescant sono considerati i padri fondatori del giardinaggio all’inglese.

Grazie alla loro incessante attività di ricerca e raccolta, arrivarono nel vecchio continente piante provenienti da tutto il mondo, con nuove varietà di: 

  • peri, meli, pesche, nettarine, viti, ciliegie, noci
  • melograni, albicocchi, limette, pompelmi, ananas, fragole
  • rose, gigli, anemoni, iris, clematidi
  • fritillaria, gelsomino, vite vergine, agapanto, anemone dei boschi, glicine, larice, liriodendro, cipresso calvo, ippocastano, robinia, gelso e… la pianta che ne porta il nome: la tradescanzia.

La tradescanzia

piante da appartamento: la tradescantia o erba miseria

Il botanico John Parkinson testimonia che la Tradescantia Virginiana era già coltivata in Inghilterra nel 1629, il che ci dice che fu Tradescant padre ad importarla. 

La paternità dei Tradescant rispetto a questa pianta è certa anche in relazione ai differenti nomi (Phalangium Virginianum Tradescanti o Tradescant’s Virginian Spiderwort) che essa ebbe prima della nomenclatura definitiva ad opera di Linneo, avvenuta nel 1753.

piante da appartamento_ la tradescantia
Tradescantia, o erba miseria

Oggi, al genere Tradescantia appartengono varie piante commelinacaee, volgarmente dette “erba miseria” perché storicamente coltivate anche in case non particolarmente abbienti, molto belle e allo stesso tempo facili da gestire:

  • Tradescantia fluminensis
  • Tradescantia zebrina
  • Tradescantia pallida
  • Tradescantia virginiana
  • Tradescantia Nanouk
  • Tradescantia Andersoniana
  • Tradescantia sillamontana

Tutte le piante appartenenti al genere Tradescantia sono perfette per i serial killer botanici: la sillamontana si coltiva come fosse una succulenta vera e propria, quindi è una pianta molto resistente (se le si dà poco da bere), e le altre varietà si adattano bene anche a condizioni non ideali.

In natura crescono in luoghi umidi e freschi, quindi è così che andrebbero coltivate anche in casa.

Tuttavia, sono in grado di sopportare anche lunghi periodi di “dimenticanza”.  

Ogier Ghislain de Busbeca e la bolla dei Tulipani

storia delle piante da appartamento la bolla dei tulipani
In un campo di tulipani con mulini a vento sullo sfondo… mancano solo gli zoccoli di legno!

Intorno alla metà del 1500, il fiammingo Ogier Ghislain de Busbeca, ambasciatore del Re Ferdinando I in Turchia, spedì alcuni bulbi (che aveva lì rinvenuto durante la sua permanenza) al botanico Carolus Clusius, responsabile dei giardini del Re d’Olanda. 

Questi a sua volta ne ricavò molte varietà, di colori e fogge diverse, e diede il via alla coltivazione nazionale di questo fiore, che divenne ben presto merce di lusso e status symbol.

In breve tempo, si scatenò una vera competizione tra i membri della borghesia commerciale, a chi possedesse il maggior numero di tulipani rari.

La domanda di tulipani crebbe a dismisura e i prezzi divennero vertiginosi: un singolo bulbo, a seconda della ritenuta rarità, poteva arrivare a costare anche 1000 fiorini olandesi, quando un reddito medio ANNUO era di circa 150.

Fu una vera e propria speculazione, la prima documentata nella storia del capitalismo.

Si fermò comunque in breve tempo: non prima che molti si fossero ridotti – letteralmente – sul lastrico, e il bulbo di tulipani divenne il quarto prodotto più esportato dell’economia dei Paesi Bassi (dopo il gin, le aringhe e il formaggio, perché gli amici olandesi sanno vivere bene).

Giorgio III e Sir Joseph Banks: i mecenati della floricoltura inglese

piante da appartamento: orchidea
L’orchidea, immancabile nelle “hot house” inglesi

Si dice che Giorgio III e sir Joseph Banks furono, rispettivamente, il re con la corona e il re senza corona della floricoltura britannica.

Infatti, Re Giorgio diede letteralmente carta bianca al suo amico e consigliere Banks per la ricerca e l’importazione dei più sorprendenti esemplari di piante da ogni parte del mondo.

Banks era un nobile molto ricco e potente, che era stato a sua volta esploratore botanico, partecipando a missioni sulla penisola di Labrador, sull’isola di Terranova e anche in Australia insieme al Capitano Cook.

piante da appartamento: le felci
La febbre da felce iniziò in epoca georgiana

Fu nominato consigliere del re per i giardini reali e inviò moltissimi ricercatori botanici in giro per il mondo, garantendo così il ritorno di ogni sorta di semi e piante, anche tropicali.

Questo comportò la nascita di una tradizione botanica peculiare presso le corti reali di tutta Europa e in pochi anni alla prima vera corsa all’interior gardening da parte dei ceti aristocratici e borghesi.

Tra le piante che riscossero maggiore successo presso la borghesia, soprattutto quella vittoriana, si ricordano:

  • le cactacee, che stupivano con le loro fattezze rudi
  • le felci
  • le orchidee
  • l’aspidistra, simbolo della classe borghese media, in quanto pianta economica e molto resistente alle avversità, come racconta George Orwell (Fiorirà l’aspidistra, scritto tra il 1932 e il 1936).
piante da appartamento: l'aspidistra
L’aspidistra fa volume in salotto con le sue grandi foglie lanceolate, ma in una aiuola ombreggiata esplode proprio!

Questo è il periodo di maggior sviluppo del commercio botanico e della floricoltura in Europa: a partire dal 1800, molti botanici intrapresero spedizioni in tutto il mondo, affrontando anche difficoltà inenarrabili e problemi oggettivamente molto gravi come la pirateria, lo schiavismo ancora attivo in alcuni paesi come l’Africa del Nord, dove si correva il rischio di essere catturati e venduti, e – non ultime – le malattie.

Tubercolosi, malaria, colera, epatiti e pure le nevrosi e le malattie psichiatriche, spesso sviluppate a causa dei lunghi periodi condotti in condizioni tanto avverse, rappresentano il costo umano principale pagato allo sviluppo di questa forma di commercio.

Soprattutto, le piante spesso non sopravvivevano ai lunghi viaggi in condizioni estremamente avverse.

Ciò nonostante, sono arrivate in Europa dai luoghi più remoti del globo terracqueo moltissime specie di piante, che ancora oggi ornano i nostri appartamenti, giardini e terrazzi.

Per una spiega più dettagliata: piante da appartamento, una storia sconosciuta

Provenienza delle piante da appartamento di oggi: America centro Meridionale e Caraibi

piante da appartamento bromeliacee
La bromelia dà sempre un tocco esotico alla stanza che la ospita

Dall’America centro-meridionale e dai Caraibi abbiamo ricevuto la maggior parte delle piante che coltiviamo oggi in casa:

  • la Calathea 
  • la Dieffenbachia
  • le Bromeliaceae
  • le Fuchsia
  • la Columnea

Regioni tropicali e sub-tropicali del mondo

Dalla fascia tropicale e sub-tropicale ci sono arrivate le piante preferite per l’interior gardening attuale e, su tutte, le piante che appartengono alla famiglia delle Araceae:

  • la Kenthia
  • la Monstera Deliciosa
  • il Photos
  • il Philodendron
  • Il Caladio e l’Alocasia
  • Il Ficus (lyrata, Benjamin, elastica… sì, anche quello di Fantozzi)

La kenthia – origini e cure

piante da appartamento: la kenzia
La kenzia andava molto negli anni ’90, un po’ come la strelitzia in questi anni ’20

Pianta molto presente nelle case di tutto il mondo, sia per le sue belle fronde che per la semplicità di coltivazione, la Kenthia o Kenzia è una pianta che si presta molto bene ad essere allevata negli interni (sì, si parla di allevamento anche per le piante, soprattutto quando le si ama tanto!).

Tollera bene gli ambienti poco luminosi e i climi caldi, come accade durante l’inverno per via del riscaldamento.

Ci sono solo due specie di kenthia: 

  • Kenthia Forsteriana
  • Kenthia Belmoreana

La prima è quella che più frequentemente si trova nelle case e può raggiungere anche i 3 metri di altezza.

La seconda è più frequente nei giardini, dove arriva tranquillamente a toccare i 7-8 metri di altezza, ma si può tenere anche in casa, con altezze che raggiungono facilmente i 3 metri.

Si tratta di una pianta che si adatta bene ma che comunque necessita cure, non può essere abbandonata a sé stessa. 

In genere, produce non più di una foglia l’anno: è una pianta a crescita lenta. Come dicevamo, tollera bene gli ambienti poco luminosi, perché non ama affatto l’esposizione diretta alla luce del sole. In estate va annaffiata spesso curando che non ci sia ristagno nel vaso, in inverno basta inumidire il terriccio, bagnandolo una volta ogni due settimane circa

La kenthia teme i climi secchi: è bene che l’aria intorno a lei sia mantenuta umida, in estate, vaporizzando acqua tiepida nei dintorni.

La monstera – origini e cure

piante da appartamento: la monstera
Tutti pazzi per la monstera!

La monstera è una delle piante più belle e ricorrenti nelle case, perché si adatta a molti stili di arredamento e ha una “presenza importante”. Si caratterizza per le grandi foglie a forma di cuore, di un verde vivo e molto lucide, che presentano aperture che in natura servono a favorire la circolazione dell’aria all’interno della pianta e far passare la luce verso le foglie sottostanti.

Inoltre, possiede radici aeree bellissime che le permettono di assorbire l’umidità e di restare dritta, appoggiandosi agli oggetti intorno o ad altre piante.

In natura esistono oltre 50 specie di monstera, ma le più ricorrenti in interno sono:

  • Monstera Deliciosa
  • Monstera Deliciosa Borsigiana (più piccola della precedente)
  • Montera Deliciosa Variegata, con foglie striate di un color giallo-crema
  • Monstera Acuminata

La monstera è una pianta semplice da curare: non va mai posizionata al sole diretto e va annaffiata generosamente quando il terriccio in superficie è asciutto.

Ha bisogno di molta luce indiretta, quindi predilige gli ambienti luminosi, ama il terriccio drenato e non tollera il freddo e le correnti d’aria. In estate quando fa molto caldo, e in inverno quando c’è il riscaldamento acceso, è consigliabile vaporizzare le foglie ogni giorno per evitare che si scuriscano o secchino.

I Photos o Potos

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Le lunghe fronde di un pothos che ho cresciuto da una talea regalata da un’amica

Molto diffuso nelle nostre case, data la sua semplicità di allevamento, il pothos è una pianta erbacea rampicante che si adatta bene anche a condizioni di vita difficili: poca luce, molta umidità. È perfetto per il bagno!

Se avete difficoltà a prendervi cura di una pianta in modo assiduo, diciamo che il pothos è la specie giusta per i più “svagati” tra voi.

Ne esistono molte varietà, con fogliame variegato di giallo, di bianco, di rosa molto chiaro, e ha una crescita molto vigorosa.

In più, alcuni studi condotti nientemeno che dalla Nasa, hanno appurato che è in grado di assorbire una grande quantità di inquinanti derivanti dal traffico cittadino (come il benzene e il monossido di carbonio), oltre ad alcuni componenti delle vernici, molto comuni nei nostri appartamenti (il toluene e la formaldeide).

Ho spiegato qui come propagare il pothos, è molto facile e in un anno si può averne la casa tappezzata!

Piante da interni che vengono dall’Africa

piante da appartamento: sanseveria
Sanseveria trifasciata in attesa di adozione al vivaio

Anche l’Africa ci ha donato moltissime delle piante ornamentali che oggi, abitualmente, alleviamo nelle nostre case:

  • Sansevieria, che grazie all’esportazione mondiale è giunta fino in Oriente, dove ancora rappresenta le tradizionali otto virtù (lunga vita, prosperità, intelligenza, bellezza, arte, poesia, salute e forza, praticamente la panacea di ogni male)
  • tutti gli esemplari appartenenti alla famiglia delle Dracaena, ad esempio il “tronchetto della felicità”
  • Erica
  • Gladiolo
  • Pelargonium, comunemente noto come geranio
  • Saintpaulia, o Violetta africana, dal caratteristico colore blu violaceo a contrasto coi pistilli giallo intenso
  • Chlorophytum, detto anche nastrino o pianta ragno
come coltivare la pianta ragno
Con la mia famiglia di piante ragno

LEGGI ANCHE: Pianta ragno: come usare le talee per propagarla

Interior gardening e Covid-19

Se molti settori economici hanno risentito profondamente della pandemia del Covid-19, tra questi non c’è il comparto floro-vivaista.

Infatti, durante la pandemia moltissime persone si sono dedicate all’acquisto e alla cura di svariati esemplari di piante da interno: perché – è assodato – assistere alla lenta ma sicura crescita di gemme, foglie, fiori e frutti dà grande soddisfazione e ha permesso a molti di dedicarsi a un’attività che ha scandito in modo rilassante il trascorrere del tempo.

Sono quindi spuntati come funghi influencer dedicati alla cura delle piante, tutorial, meme, canali di plant mamas e plant daddies. Gente che sblocca livelli notevoli:

Il mio preferito è lo stilosissimo Hilton Carter, che fa vero, fighissimo interior design con le piante (casa sua è bellissima, i suoi libri sono bellissimi) e che ha una serie molto divertente su Instagram e Tik Tok che si chiama “Plant Rant” che sembra scritta da Tarantino.

Sorprende di più, e non ce lo si aspettava (o forse sì?) che tra i settori il cui sviluppo è stato letteralmente catalizzato dalla pandemia, ci sia quello della coltivazione domestica di funghi.

Avete capito bene. Funghi.

Il Guardian e il Times narrano che, nel Regno Unito e negli Stati Uniti, le vendite delle aziende che commercializzano kit per crescere i funghi in casa siano addirittura triplicate durante la pandemia e che coloro che si sono dedicati a questo nuovo tipo di coltivazione ne abbiano tratto una crescente soddisfazione e uno stato di maggiore rilassamento.

Chissà che funghi erano…

Tutti i motivi per cui dovreste iniziare subito un allevamento di piante da interni

  1. La fotosintesi clorofilliana trasforma l’anidride carbonica in ossigeno, quindi le piante agiscono come veri ossigenatori d’ambiente. E sì, fanno bene anche in camera da letto!
  2. Il vapore acqueo che rilasciano aumenta l’umidità dell’ambiente. Niente più antiestetici umidificatori d’aria!
  3. I microorganismi che vivono nel terriccio delle piante fagocitano le sostanze dannose presenti nell’ambiente, come formaldeide, benzene, tricloroetilene e xilene, solitamente rilasciati da mobili e vernici. Le piante ci salvano letteralmente la vita!
  4. Agiscono come riduttori del rumore, soprattutto delle alte frequenze, anche in casa
  5. Sono belle, rendono la casa accogliente e danno vita all’ambiente
  6. È dimostrato che la convivenza con le piante stimola la creatività, riduce ansia e stress e abbassa la pressione sanguigna. Quindi migliorano molto l’umore! 

Insomma, se inserirete nei vostri ambienti delle belle piante ornamentali non ve ne pentirete assolutamente. 

Magari dopo un po’ inizierete a mettere su musica apposta per loro, come il famoso album “Plantasia”, una vera chicca del genere prog plant-friendly:

E se ci parlerete forse le persone vi guarderanno male… ma questo è un problema loro 🙂