Top 5 del mese – 4 cose belle e una anche no – dicembre 2018

La polenta, il vin brûlé, gli spaghetti con l’aceto. E i bacini. Non quelli che si allargano quando si partorisce, né quelli dove si fa carena alle navi: quelli che si danno con pudore.

Indice

vin brulé1° cosa bella – i me’ vegetti

vegetti di genova
U sciu Emilio

Vi ho raccontato il mese scorso di come sia cambiata la mia vita sociale da quando c’è la Shu.
Ma non vi ho raccontato tutto.
Avere un cane mi ha portato ad interagire soprattutto con i pensionati del quartiere, o meglio: ha portato loro ad interagire con me.
Farle una carezza, dirle che è bella, affermare con orgoglio che lei sente che ai cani, loro, ci vogliono bene, è il modo più discreto di rompere il ghiaccio. Rispondi con cordialità e si aprono subito.

Raccontano delle loro malattie, dei battibecchi con i coniugi, dei figli lontani, degli amici che non ci sono più, delle loro passioni attuali, dei mestieri che hanno fatto tutta la vita, della tristezza della vedovanza, della nostalgia per i cani che hanno perso negli anni, di cruciverba e di regimi autoinventati per mantenere la circolazione attiva.
Si illuminano in faccia quando mi vedono arrivare e sanno che scambieranno due parole sul marciapiede.

Come la signora che si sente ormai troppo anziana per poter gestire una bestiola, che mi ha ringraziata così tanto per averle permesso di accarezzare la Shu che quando ci siamo salutate mi ha benedetta per il mio buon cuore con le lacrime che le scorrevano sulle gote.

Come il signore alto, sottile e abbronzato che passa ore fermo in piedi davanti casa mia, come aspettando Godot ma senza aspettative, la croccante camicia azzurra un po’ aperta sul petto abbronzato, il giacchino di camoscio color ruggine e i mocassini che raccontano una gran bella vita negli anni ’70, ora dimenticata: sorride trasognato, e saluta con l’affabilità del gentiluomo che ti apre la portiera.

Come u sciú Emilio, che ha le unghie lunghe e un cappello da baseball, che parla solo in genovese e che io non capisco del tutto. Quando la moglie gli chiede dove va alle 8 del mattino, lui le risponde “fatti miei”, e viene a fare colazione al bar dove noi facciamo correre i cani, così si fa “dare i bacini” da tutti loro.

2° cosa bella – su questa pietra

su questa pietra

Il mio vecchietto preferito è quello che mi ha avvicinata ai giardinetti accanto alla scuola.
Aspettavo che suonasse la campanella per prendere mio figlio, e mentre la Shu annusava il muretto che vedete qui sopra, ha aperto la conversazione con il cane prima che con la padrona: “Ti piace, eh?”.
Poi si è rivolto a me.
“Su questa pietra, proprio su questa, ci portavo mia moglie per darci i bacini.”
“Davvero? Che cosa bella!” (Oddio, è vedovo, poverino)
“68 anni che siamo sposati. Ogni tanto ci veniamo ancora…” (FIU!!)
“Scommetto che vi date ancora i bacini – lei è un romantico, dica la verità!”
“Eh, no, alla nostra età… beh, sì, ogni tanto” (Ecco, l’ho messo in imbarazzo) “Abbiamo fatto qui il ricevimento di nozze, sa? (indica la scuola) A quei tempi era un hotel di lusso, abbiamo potuto farlo qui perché mio padre conosceva il direttore, sennò… e lì davanti, dove ora ci teniamo le barche, c’era una vasca per gli ospiti, grande come tutto il piazzale… era proprio una cosa da gran signori! Quella casetta nel giardino invece era la foresteria dei camerieri.”
“Che storia straordinaria! Verrebbe a parlarne ai bambini della scuola? Sarebbe bellissimo se potesse raccontargliela, non sapevamo di nessuno che conoscesse l’edificio prima che fosse trasformato in scuola!”
“Ma no, cosa potrei mai dire…” (comincia da andarsene intimidito)
“La prego di pensarci: farebbe un regalo bellissimo ai bambini se si lasciasse intervistare da loro su questa zona.”
“Guardi, io abito lì (indica il palazzo che dà proprio sul cortile della scuola). Ci sono nato… portone di sinistra, quarto piano… però no, non me la sento…”

Se ne è andato con gli occhi e il mento puntati verso terra, un po’ a disagio per l’ardire che si era concesso poco prima, tentando senza successo di nascondere un sorriso di soddisfazione, di sentirsi visto, ascoltato, importante. Il sorriso di un cuore che si è ricordato che è ancora utile.
Spero di incontrarlo ancora e che mi dica che ha cambiato idea.

Sennò, so dove abita.

genova quinto
Una volta qui c’era una piscina; ora i pescatori ci tengono le barche e i cassoni della loro attrezzatura. Sempre con una particolare attenzione per la squadra del cuore…

3° cosa bella – il segreto della polenta

polenta
Polenta cotta in una cocotte di ghisa (Foto © Dissapore). In questo caso va mescolata, sennò si attacca (ho provato anche questa)

Vorrei sapere da voi se la mia famiglia era l’unica al mondo a pensare che per fare la polenta bisogna mestarla senza sosta come faceva Tonio che, come tutti quelli che si sono diplomati sul Bignami ricordano, dimenava la sua piccola polenta bigia di grano saraceno con un piccolo matterello ricurvo.

Quante volte abbiamo rinunciato a mangiarla per non farci lo sbattone di stare 45 minuti sulla pentola! Quante volte abbiamo comprato quella precotta, svilendone sapore e consistenza! Quanti euro abbiamo buttato per comprare un mestatore elettrico? (38)
Per poi scoprire che se usi una pentola di acciaio dal fondo spesso (no ghisa), una volta versata la farina nell’acqua bollente e datole un giro con la frusta, basta mettere il coperchio e lasciarla andare a fuoco basso.
Una mestata ogni 15 minuti e basta: la polenta forma un film sul fondo ma non brucia, cuoce da sola e riesce fluffosa come se fosse montata. Quando si raffredda, basta rivoltare la pentola e l’avanzo si stacca e cade, e possiamo usarlo per la parte migliore della cena a base di polenta: il pranzo del giorno dopo a base di polenta fritta!
Questo metodo l’ho testato con successo anche con una polenta terragna che sembrava tagliata con la segatura (buonissima, per inciso).

Quanto a questo segreto ai miei occhi straordinario… non era esattamente custodito nell’arca di Indiana Jones, se devo essere onesta.

Un’amica friulana me lo aveva rivelato anni fa, ridendo di me e dei miei poveri sforzi: “Ma no, cosa mescoli! Con la pentola giusta va da sola!”. Non le avevo voluto credere, finché non ho voluto giocare alla Bressanini in cucina e ho deciso di sacrificare alla scienza mezzo chilo di farina di mais per fare l’esperimento.

Ecco, se anche voi non lo sapevate, ora lo sapete. Più polenta, e soprattutto più cifùt, per tutti!

4° cosa bella – il vin brûlé

vin brulé

Vi annuncio con grande gioia che quella specie di reazione allergica agli alcolici che qualche mese fa vi aveva fatto tanto ridere (siete un po’ delle carogne, eh!) se ne è andata da sola, o comunque con la mia astensione da vino e birra.

Mi posso quindi godere di nuovo i piaceri hygge dell’inverno che vanno con la polenta, come il vin brûlé e il bombardino bevuti per strada in montagna. Ci sono i mercatini adesso, e ogni tre casette che vendono decorazioni natalizie e souvenir della Val Gardena, uno mesce vino caldo e speziato e l’altro rum+whisky+tuorlo+zucchero+panna.

Siccome in casa abbiamo penuria di tazze, la scusa è quella di portare via quella in cui ci viene servita la rinfrancante bevanda bollente invece di restituirla e riprendere la cauzione.
Costa meno che comprarla al negozio: sono pur sempre un po’ genovese!

Una cosa che anche no – un calendario dell’Avvento troppo ambizioso

calendario avvento

Come l’anno scorso, anche per questo dicembre io e Mario abbiamo preparato un calendario dell’Avvento con delle attività da fare insieme allocate ad ogni giorno (c’era anche una grande caramella gommosa, per equilibrare l’eccesso di bravamammitudine).

Abbiamo ragionato su ogni bigliettino e a quale giorno associarlo tenendo conto degli impegni quotidiani: quando rientriamo alle 18 dal tennis, quando c’è il dentista, quando c’è coding, quando il meteo dice che pioverà… ma siamo stati troppo ottimisti.

Abbiamo smarcato le lasagne, i passatelli, i biscotti di Natale, le coccole con le bestie di casa, la serata off line e off tv, abbiamo inventato un nuovo gioco da tavolo a tema supereroi e creato delle decorazioni con la pasta di sale (e deciso che erano troppo brutte per essere appese all’albero).

gioco da tavolo
Grande partecipazione alla nascita del gioco Marvel-DC!

Ma belle idee come giocare a Cluedo, fare una partita senza regole a Scarabeo, creare un nuovo gioco da tavolo a tema Harry Potter, fare un quadro con i pennelli, andare all’Ikea (SOTTO NATALE, HAHAHAHA) e al cinema a vedere il Grinch presuppongono ore libere in compresenza famigliare che semplicemente non si trovano – se non nei weekend, e non ce ne sono così tanti in tre settimane.

Abbiamo comunque la soluzione per l’anno prossimo: Mario ha deciso che faremo delle challenge, per cui passeremo un mese da giochi senza frontiere mangiando spaghetti con l’aceto e cioccolato con l’olio, e facendo a gara a chi resiste di più a dormire senza coperte.

Ve lo dico già: non vedo l’ora di morire di freddo: in cucina, per mano del Colonnello Mustard.

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