Top 5 del mese: 4 cose belle e una anche no – maggio 2018

Buoni consigli che portano a grandi manovre, l'arte della fuitina (che non si fa nel weekend), e una rivelazione-rivoluzione: LA CELLULITE NON ESISTE.

Indice

1° cosa bella – grandi manovre in terrazza

Cominciamo dalla fine del mese scorso: ci hanno messo tutti i ponteggi (ci sono voluti giusto quei quattro mesi per far passare una pratica da cinque giorni) e sono ripartiti i lavori.

Ho chiesto che la terrazza a tetto sia completata e consegnata con fiocco rosso prima che si passi alla facciata, almeno possiamo usarla questa estate: per vedere la luce, per prendere una boccata d’aria – e nel caso di Ninja anche qualche lucertola, ché sta sclerando a fare il gatto murato vivo al buio.

Durante questa infinita attesa godottiana ho però scoperto su Netflix una serie sul giardinaggio che è come il crack in termini di dipendenza: “Big dreams, small spaces“. È un reality inglese in cui Monty Don, giardiniere di mezza età dalle grandi mani, dalla bella statura e la voce suadente, consiglia come trasformare piccoli spazi grigi in spazi verdi che sognano in grande.

Monty Don
Monty Don © The Times

Non solo ho contratto la febbre del rinnovo della terrazza, ma sto imparando un sacco di cose nuove e sto capendo quanti errori ho fatto in passato.

Ad esempio, quanto era gramo l’allestimento delle nostre piante fino a ieri: messe tutte come soldatini lungo il perimetro in vasi piccoli e medi. “Meglio poche cose grandi che fanno una dichiarazione d’intenti, piuttosto che tante cose piccole che fanno solo clutter, robetta”, dice Monty. I before-and-after dei giardini che si vedono nel programma mi hanno convinta subito!

Domani (quando avrò un pavimento, un impianto elettrico e uno d’irrigazione) creerò zone diverse con cortine di piante ad alto fusto, in vasi grandi e “di figura”, e una postazione di lettura ombrosa e frondosa separata dalla parte dell’orto, che voglio ridurre per avere più fiori e soprattutto rampicanti.

Sembra che la passiflora, che dà il frutto della passione (il preferito del piccolo di casa) potrebbe prosperare sul nostro gazebo, ed è una prospettiva così eccitante che mi sta tenendo sveglia la notte (sono una persona molto semplice).

In questi giorni vado per vivai, svetrino negozi di vasi di terracotta, valuto cesoie e terricci. Non vedo l’ora che gli operai se ne vadano per fare le mie Grandi Manovre!

vasi da giardino

2° cosa bella – la fuitina

la passagere antibes
Restaurant La Passagère, Antibes. Ci andavano anche Francis Scott e Zelda Fitzgerald!

Come vi ho raccontato lo scorso gennaio, io e mio marito abbiamo fissato il giovedì come il giorno in cui ci incontriamo da qualche parte per pranzo. È il nostro modo per avere un’ora insieme fuori da casa e senza figli: “tempo da grandi”, insomma. È così importante come stacco, che la maggior parte delle volte, per rimarcare l’occasione, io mi trucco pure!

Non esagero quando dico basta un toast in un bar per far sembrare la settimana molto più corta. È come un venerdì sera che arriva prima: taglia la corsa e fa riprendere il fiato.

Così come fa meraviglie sull’umore l’arte della fuitina.

Dicasi fuitina 12 ore rubate alla quotidianità, senza andare propriamente in vacanza, senza dormire fuori, ma prendendosi un giorno di ferie, in cui non si fa niente che abbia a che fare con i doveri di parenti, amici, lavoro, burocrazia, casa.

Esempi pratici:

  • Le fuitine nei festivi non fanno punti.
  • Le fuitine usate per andare a presentare reclami all’Enel, per fare visita alla cugina che ha partorito, per imbiancare lo sgabuzzino non fanno punti.
  • Le fuitine per andare su uno scoglio a leggere “Diva & donna” e “Delitto e castigo” fanno 100 punti.
  • Le fuitine per andare a vedere una mostra a 300km di distanza fanno 100 punti.
  • Le fuitine per andare a una partita o un raduno di Vespe fanno 100 punti.
  • Le fuitine fatte per andare a pranzo al ristorante pieds-dans-l’eau in Costa Azzurra fanno 100 punti.

Di giovedì, 101.

3° cosa bella – la cellulite non esiste

“Seee, seee. Ce l’ha anche Cindy Crawford! Esiste, sì!”

“Seee, seee”.

Lo so che vi siete toccate le cosce solo a leggere quella quattro paroline improbabili.

E invece, contro ogni evidenza rimandata da specchi e cartelloni pubblicitari, la cellulite non esiste.

L’ho scoperto leggendo un articolo della mia collega Rossella Boriosi, che già mi stava simpatica, ma ora mi piace proprio. Dobbiamo smetterla di vederci così, Rossella, solo alle cene di settore!

In sostanza, prima di essere inventata per rendere insicure le donne che, con gli uomini al fronte per la Prima Guerra Mondiale, avevano cominciato ad emanciparsi, e prima di essere lanciata per creare un nuovo mercato cosmetico… tenetevi forti… la cellulite era solo carne!

Senza definizioni particolari: stava sotto il collo, sulle braccia, appiccicata alle anche, colava nell’interno-coscia. Del 90% delle donne dopo i 20 anni.

Era totalmente normale, insomma, come avere i capelli sporchi dopo tre giorni dall’ultimo shampoo.

Ora createvi un’immagine mentale del patriarcato che agita i pugni al cielo e digrigna i denti contro quelle maledette suffragette, e pensate al fatto che è stato Vogue a diffondere, esattamente 50 anni fa, la parola “cellulite” in un articolo pensato per tirare fuori un nuovo standard inarrivabile e quindi vendere più copie della rivista aspirazionale per eccellenza.

Lo ripeto con il megafono: questa non è un’esercitazione, la cellulite non esiste.

E siccome non esiste, non si può mandare via, perché non si può mandare via una cosa che non esiste.

Come dicono i meccanici: quel che non c’è non si può rompere.

Non vado oltre per non rubare la scena all’ottimo lavoro di Rossella, che ha studiato tesi di laurea, giornali e pubblicità e che tutto questo lo spiega meglio di me.

Il mio riassunto è: la prova costume è quella in cui scegli se lo vuoi intero o due pezzi, a fiori tropicali o total black.

Io scelgo il tankini, btw.

4° cosa bella – il sabato (e la domenica) del villaggio

trevignano romano

L’ultimo fine settimana di maggio l’abbiamo passato a Trevignano Romano, uno dei bellissimi paesini affacciati sul bellissimo lago di Bracciano.

(Prima che diciate, ammazza ahò quante fuitine ve fate? – in quanto trattasi di weekend, non è catalogabile come fuitina)

Per mangiare abbiamo chiesto consiglio a una signora incontrata sul lago, che ci ha detto: per cena andate da mio genero alla Cantinella e dite che vi manda Gilda; per la colazione da Ermete, il bar della piazza del Comune, accanto alla Cantinella.

Ovviamente abbiamo obbedito senza sgarrare.

Il sabato sera tovaglia a quadrettoni rossi, pasta fatta in casa, anguille alla cacciatora, grappa ar miele dell’amico suo.

grappa al miele

La domenica mattina ombrelloni e tavolini che nazzicano sul selciato, famiglie molto numerose e gruppi di amici, maritozzi con la panna e cappuccini; noi due foresti l’unica coppia seduta al bar, perché la domenica del villaggio qui è ancora della comunità.

trevignano romano

Ce sta nonna con la piega fresca di parrucchiere, zia che va via prima perché tra tre ore sono tutti da lei a pranzo, quelli del tavolino accanto che fumano e disquiscono su come mamma ripassa gli spaghetti il giorno dopo (“con l’ajio”).

“Mecojoni”

I pensionati fanno la fila davanti all’edicola, poi si spostano a lato, il giornale sotto il braccio, tutti costituzionalisti del dopo-Mattarella-Savona.

I fanciulli gridando
su la piazzuola in frotta,
e qua e là saltando,
fanno un lieto romore.

È proprio una cosa bella, e in città non c’è.

Una cosa che anche no – tutte le strade portano a Roma (e devono essere riasfaltate)

fiori del lazio
Meglio i fiori selvatici ungo il Lago di Bracciano, va’…

In quei due giorni che abbiamo passato tra Roma e il Lago di Bracciano, ho visto un Lazio che non ricordavo così verde e rigoglioso: una vera Arcadia da grand tour per ricchi pischelli del 1820.

Pecore e gelsomini, bufale e piselli odorosi, cigni e ginestre, lepri e papaveri, buche e incidenti dietro ogni angolo.

Ho fatto l’Aurelia, la Cassia, la Flaminia, la Salaria: tutte le strade che portano a Roma, incerta se andare di slalom tra le fessure e le voragini nell’asfalto e buttarmi addosso ad altre macchine, moto e ciclisti, oppure non deviare e spaccare una gomma e prendere il volo verso un fosso.

Sulle buche di Roma il Giro d’Italia si rifiuta di gareggiare, la gggente si inventa meme…

buche roma

e adesivi per il lunotto…

Ma che la situazione sia così grave non ci si crede davvero finché non ci si finisce dentro.

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