Indice
- Ogni mese vi racconto le cose mi hanno colpito: nel bene soprattutto, ma anche nel male. Questo è stato tutto a stelle e strisce: un matrimonio da film, una crociera a New York, una tarte di foie gras che potrebbe essere un dolce, due trucchi di cucina imparati in un diner, e gli stronzi in aereo hanno segnato questo luglio 2016.
- 1° cosa bella – un matrimonio americano
- 2° cosa bella – la crociera lungo il New England
- 3° cosa bella – la tarte di foie gras
- 4° cosa bella – the diner experience
- Una cosa anche no – la gente stronza in aereo
Ogni mese vi racconto le cose mi hanno colpito: nel bene soprattutto, ma anche nel male. Questo è stato tutto a stelle e strisce: un matrimonio da film, una crociera a New York, una tarte di foie gras che potrebbe essere un dolce, due trucchi di cucina imparati in un diner, e gli stronzi in aereo hanno segnato questo luglio 2016.
1° cosa bella – un matrimonio americano

Ma proprio come nei film genere “Padre della sposa”/”Due invitati a nozze”: con la sposa che sembra un’attrice nel vestito che era della nonna, le damigelle in tinta, la festa nel giardino della lussuosa casa di Newport (mia cugina ha beccato un bel partito!), le mille lucine negli alberi secolari, il primo ballo degli sposi, i discorsi commossi e buffi di amici e parenti dopo aver fatto din-din sul bicchiere, l’open bar che a una certa ora ha sicuramente fatto tuffare qualcuno in piscina. E il brunch del giorno dopo, il cocktail e la cena per gli amici, e la cena di prova nei giorni prima. GRANDI festeggiamenti, insomma: in America è tutto supersize!
Tre curiosità.
1. Una wedding cake c’era, ed era molto carina. Poteva sfamare un quinto degli ospiti se si accontentavano dell’assaggio. Così è stata tagliata per la foto di ordinanza, ma poi abbandonata sul suo tavolino. Per chi voleva mangiare un dolce, c’erano un gazzilione di cupcake. Portano fortuna anche quelle? Io volevo la torta la stesso…



2. Le nozze sono state celebrate in una chiesa non-denominazionale: niente croci, santi, menorah, Buddha, versetti coranici, scolapasta da mettere in testa o altri simboli religiosi: solo un vetro istoriato con un contadino che semina, che come lezione morale è un bell’ever-green. Chiesa antica modernizzata per l’utenza 2.0, con officiante donna che legge i rituali da un iPad.

3. Invece del riso, fuori dalla chiesa ci sono stati distribuiti dei sacchettini pieni di lavanda. Noi parenti italiani ci siamo guardati e ci siamo chiesti: “è un messaggio debole per dirci che l’odore della nostra biancheria lascia a desiderare?”. Già siamo partiti dopo l’ennesima infestazione di pidocchi, come dei veri migranti pizzapastamandolino! Ma la lavanda era da tirare agli sposi, che una volta giunti nella loro suite da luna di miele si saranno divertiti tantissimo a districarsi ogni chicchino dai capelli. Che è quasi come fare il trattamento dopo aver preso i pidocchi l’ultimo giorno di scuola.

2° cosa bella – la crociera lungo il New England

Un regalo bellissimo di mio padre, che abita parte dell’anno a Cape Cod, vicino a Boston, e che a Newport è arrivato con la sua barca e da lì ha portato me, mia sorella e i nostri rispettivi fino a New York e ritorno.
Pur essendo nipote, figlia e moglie di velisti, è stata la prima volta che ho passato più di una notte in barca. E l’ho trovato molto “cullante”: fantastico dormire con lo sciacquio delle onde che ti fa da ninna nanna, fare colazione in mezzo al mare blu, perfino la vita igienicamente spartana non mi è pesata (ma avevo un barbatrucco – un set di prodotti che Lush mi ha mandato da testare, perfetti per quando c’è poca acqua: lo shampoo Karma e il balsamo Jungle sono solidi ma lavano perfettamente i capelli con una sola strofinata e si sciacquano con niente; efficacissimo anche il deodorante Teodoro all’olio essenziale di tea tree, limone e ginepro che ho adottato anche in città; mentre il dentifricio in pillole non fa per me).

Devo dirlo, sono molto fortunata: non capita tutti i giorni un viaggio del genere, ed è stato davvero indimenticabile.
Arrivare a New York via mare passando davanti alla Statua della Libertà sotto il sole del mattino, e lasciarla di notte quando ogni suo profilo è reso più vivido dalle sue famose mille luci… beh, wow.
Abbiamo attraccato a Ground Zero, proprio sotto la Freedom Tower che ha preso il posto delle Torri Gemelle. Così alta che a tratti la sua cima era nascosta dalle nuvole: vederla dal vero è tutta un’altra cosa rispetto alle foto, che onestamente mi avevano solo fatto pensare “meh, un altro grattacielo con la punta”.


Una volta nella Grande Mela, ci siamo organizzati perché ognuno di noi potesse fare quello a cui teneva di più.
Il piccolo ha mangiato solo hot dog per strada per tre giorni, sentendosi dentro un film di “Spiderman” e cercando indefessamente di scorgere Stan Lee ad ogni carrettino; noi quando lo abbiamo rifilato a nonno e zii ci siamo concessi una giornata piena al Museum of Modern Art, dove abbiamo scoperto che forse un giorno Mark Rothko deve avere perfino sorriso al mondo…

… e un pranzo al Modern, di cui devo parlare più esaustivamente più sotto; mia sorella e mio cognato hanno percorso tutta Manhattan a piedi – al prossimo giro potrebbero fare la maratona!
Ma la parte più bella della crociera è stata fermarsi in un’isola vicino alla più mondana Martha’s Vineyard, dove i vip e i presidenti degli Stati Uniti usano andare in vacanza.
Si chiama Cuttyhunk, e d’inverno ci abitano solo 16 persone, di cui due bambini, per giunta fratello e sorella. Da 100 anni ci sono solo un ufficio postale, una stanza che fa da scuola, un singolo negozio: come nella “Piccola casa nella prateria”.


Un posto fuori dal mondo, per quanto vicino alla costa e al resto del suo arcipelago. Per citare un altro film, pensate a “Brigadoon”, il paese scozzese che emerge dalla nebbia ogni 100 anni… quando siamo arrivati nel pomeriggio Cuttyhunk si è offerta così:

Il giorno dopo, il sole incideva ogni suo dettaglio.

3° cosa bella – la tarte di foie gras

Ai dolci che ho mangiato durante questi 12 giorni negli USA è dedicato un altro post (la cheesecake più buona del mondo, la pallina di gelato da 10 dollari, i pancake assassini…).
Ma una menzione speciale va a questa crostata, una delle entrée del ristorante del MoMA, The Modern (una stella Michelin): non ha solo l’aspetto di un dessert, ne ha le consistenze, i rimandi tra croccante, fondente, acido, sapido e dolce.
È la magia del foie gras, burroso e delicato, quasi zuccherino di sua natura, che ho già avuto modo di provare in altri ristoranti in versione crème caramel, mousse alla frutta, e crema catalana (con tanto di crostincina da spaccare con il cucchiaino).
Questa tarte dal gusto trasversale non è un mero antipasto: potrebbe essere servita altrettanto legittimamente tra un brasato e il caffè.
Voglio provare a ricrearla a casa. Da tempo penso di aggiungere una sezione “torte salate” a questo sito, potrebbe essere l’occasione (o la scusa) giusta.
Che ne pensate?
4° cosa bella – the diner experience

Un altro posto dove siamo capitati per caso, solo per fare benzina e mangiare un boccone, è un diner a Point Judith tappezzato di foto di squali e tonni e pesci spada grandi come panfili, pescati in zona.
Perché sì, qui è stato ambientato “Lo squalo”; qui non si va esattamente per acciughe:

Si chiama Snug Harbor, è tutto pitturato di azzurro, con soffitti bassi, sgabelli anni ’50, e due scaffali che fanno da spaccio a chi ha bisogno di una saponetta o una scatola di Corn Flakes.
Due belle ragazze friggono patatine e rivoltano hamburger in shorts e maniche corte, per la gioia dei giovanotti che le guardano preparare i loro panini tra i fumi della piastra.
Volevo avvisarle che una volta ho avuto la brillantissima idea di friggere in bikini perché era agosto, e, Antò faceva caldo, ma mi sono fatta un segno della croce mentale e gli ho augurato tanta buona fortuna con gli schizzi di olio bollente.
Mi direte, va bene così, chi si fa i cazzi suoi campa cent’anni.
Però mi sento un po’ in colpa nei loro confronti, anche perché io due cose dalle belle fanciulle le ho imparate.
Le vedete in foto:

Sotto quel coperchio bombato che ha tutta l’aria di essere in servizio da mezzo secolo, c’è un pezzo di pollo grigliato destinato a un sandwich. Una volta ben sigillato, lo si copre con la cupoletta così cuoce prima al centro e si mantiene più succoso.
Sotto quella specie di ferro da stiro ci sono invece delle fette di bacon, che così schiacciate non si arrotolano come delle reginette e vengono belle croccanti.
Impara l’arte e mettila da parte: da oggi il ferro da stiro di ghisa della bisnonna smette di farmi da reggilibro, e torna a un lavoro meno intellettuale e più pratico!
Una cosa anche no – la gente stronza in aereo

La gente stronza, la gente scema, la gente generosa, la gente intelligente è equamente distribuita in tutte le fasce sociali e culturali.
Te ne accorgi in quelle situazioni da “livella”, quelle da cui prima o poi passano tutti: in ospedale, in treno, al semaforo.
Quando sei una situazione compressa però, le differenze tra i comportamenti si notano di più.
Sul volo Roma-Boston, io e il piccolo ci siamo ritrovati seduti uno dietro l’altro, anziché accanto. Il check-in si poteva fare solo 24 ore prima, ma non siamo stati abbastanza veloci.
Ho chiamato Alitalia, ho chiesto supporto in aeroporto e alle hostess una volta a bordo, e tutti (molto gentilmente, e sicuri che non avrei incontrato rimostranze) mi hanno ripetuto che non potevano spostare un passeggero d’ufficio, ma che nessuno avrebbe negato di scambiare sedile con una mamma che altrimenti non potrebbe stare accanto al suo bambino di 7 anni per nove ore.
HA!
E invece.
Quarantenne elegante seduto da solo, accanto al mio posto.
“Mi scusi, lei viaggia da solo?”
“Sì”
“Posso chiederle una cortesia?” (segue spiegone)
“Quindi lei ha un posto in mezzo?”
“Sì…” (cosa cambia??)
“Allora no. Ho prenotato un posto di corridoio apposta perché mi piace.”
(Rimango stecchita)
“Gentilissimo, grazie. Incredibile.”
“Scusi, perché incredibile??”
“Perché una mamma le chiede il favore di farla stare accanto a suo figlio piccolo…”
“Ho prenotato un posto di corridoio perché voglio posto di corridoio.”
Si mette le cuffie e ciaone.
Italiani brava gente!
Ma ecco che interviene un’anziana americana.
“Vuole sedersi accanto al bambino?”
“GRAZIE, per favore, sì, grazie!”
“Ah, ma è un posto in mezzo? Allora no, voglio stare sul corridoio”
E si gira dall’altra parte a leggere il giornale.
Par condicio: italiani stronzi-americani stronzi uno pari, palla al centro.
Magari arrivano dei francesi a calciarla? O degli inglesi? Loro sono sempre educati!
Ed ecco gli ultimi due passeggeri con cui posso fare uno scambio.
Li osservo: un aitante uomo sui 30 e un signore sui 70. Il signore è obeso e ha il fiato corto. Non posso certo chiedere a lui, ha davvero bisogno di allargarsi sul corridioio. Mi lancio sul marcantonio in maniera diretta: “Ti devo chiedere un grosso favore…”
Lui accetta subito con un gran sorriso, assicurandomi che non è un problema. Sono padre e figlio, fra l’altro.
Durante il viaggio, il padre seduto accanto a me ci guarda sorridendo con tenerezza ad ogni “mamma devo fare la pipì/mamma ho fame/mamma ho sete/mamma mi dai il cuscino/ mamma non voglio più la coperta/mamma basta Zooptrolis, c’è anche l’Era glaciale!/mamma ci sono i videogiochi!/mamma tu che film guardi/mamma posso togliermi le calzine/mamma tra quanto arriviamo/mamma da quanto siamo partiti/mamma a che altezza siamo/no, non è vero che siamo sopra la Nuova Scozia!!/mamma perché ci metti così tanto a guardare un solo film”.
Il giovane si sistema tra i due stronzi, l’italiano e l’americana, e come vuole il contrappasso divino, parla di lavoro PER 8 ORE CONSECUTIVE al telefono.
Non so cosa sia costato alla sua azienda il roaming in volo, ma so che i due corridoisti l’hanno pagato ancora più caro. Quasi come se avessero dovuto mettere e togliere calzine, aprire e chiudere succhi di frutta, piegare e avvolgere coperte a un bambino ipereccitato per tutta la durata del viaggio.
Per una mamma un piacere che non ha prezzo, per la gente stronza in aereo c’è Mastercard.