Indice
- 1° cosa bella – fategli largo che passano loro, ‘sti giovanotti bbbelli
- 2° cosa bella – viva! la vita
- 3° cosa bella – di sera, sembra una cattedrale
- 4° cosa bella – il canniccio
- Una cosa che anche no – troppo instagrammabile
- Una cosa che fa anche ridere – a volte, c’è un Caravaggio dentro di me

1° cosa bella – fategli largo che passano loro, ‘sti giovanotti bbbelli
Il 10 aprile si è laureato Federico, il nostro figlio più grande. Non ci voleva intorno (si imbarazza facilmente ed è di una modestia che sfiora l’autodenigrazione) ma ha dovuto ingoiare la presenza dei genitori, di un nonno e di una prozia fuori dall’aula di discussione della tesi.


Quanto era bello mio figlio abbracciato alla sua compagna e al suo bambino, con il diploma in mano e le tensioni che colavano via dal suo viso da angelo preraffaellita!Alla fine credo gli abbia fatto piacere avere una piccola claque che lo ha festeggiato con una crostata cioccolato e lamponi di Knamm: c’è una via di mezzo tra i bouquet, le corone d’alloro e i pranzoni al ristorante… e il nulla totale; e può essere proprio una merenda discreta, fatta a casa con un tè e la sua torta preferita, e un discorso di congratulazioni della mamma commossa.
Saperlo definitivamente consegnato alla sua vita adulta è stato uno dei momenti più belli che abbiamo vissuto come genitori.
Federico ha studiato lavorando fin da quando era al liceo, ha sacrificato molto per poter avviare la sua professione e per questo a 25 anni è già un fotografo stimato, direttore di una rivista che ha completamente rinnovato, autore di un libro distribuito internazionalmente. E ha fatto tutto da solo: il nostro apporto fondamentalmente è stato quello di dargli fiducia, e i minimi mezzi economici per sostenersi mentre costruiva il suo futuro.
Ma la fiducia soprattutto, che è quella che mi sembra mancare di questi tempi a tanti genitori che, nell’essere troppo protettivi (e superbi: “ai miei tempi” non viene mai detto con umiltà), comunicano ai figli di essere insufficienti a se stessi.
Dimenticando che i giovani ce l’hanno sempre fatta: anzi, che da due milioni e mezzo di anni ce l’hanno sempre fatta meglio dei loro genitori.
Basta fargli largo e lasciarli passare.
2° cosa bella – viva! la vita
Che poi, cosa ci mettiamo a intralciare, che la vita è bella e teniamo tutti tanto a che fare?

Ero con Mario alla mostra “The art of brick” (sculture di Lego, che a lui sono piaciute moltissimo)…… quando alla fine dell’esposizione abbiamo incrociato un gruppo di visitatori ben maturi che monopolizzavano la parete-gioco. Componevano le loro opere con l’entusiasmo di chi queste cose non le ha più fatte da 60 anni, uno sopra l’altro, come bambini a cui è stato finalmente regalato il gioco dell’anno.



Due signore hanno creato una casetta stile Heidi, un’altra un fiore, Mario ha scritto “l’anello per domarli tutti” (eravamo sotto saga Tolkeniana in quei giorni)… … e un signore “viva! la vita!”. Il suo amico lo ha preso in giro per la frase e per i due punti esclamativi e lui ha riso: “Va bene, ne tolgo uno, però è vero, io ci credo: viva la vita, la vita è bella!”.Ha tolto il secondo e mi ha fatto l’occhiolino 😉
3° cosa bella – di sera, sembra una cattedrale

Ho già tessuto qui le lodi della fuitina, quindi taglio corto e vi dico dove l’abbiamo fatta quest’anno.
Nel Sud della Francia! A-HA! Chi se lo aspettava, eh? Potremmo smettere di far finta di prendere in considerazione altri luoghi, tanto non c’è niente che ci dica “vacanza” come qualche ora oltre confine.
A ‘sto giro ci siamo regalati anche una notte fuori per poter arrivare fino a Lourmarin, nel Luberon, “uno dei più villaggi più belli di Francia”. L’ho sentito dire su Instagram da Roberto dei Patatofriendly, mentre sua moglie Francesca indicava con l’hashtag #adoro il mio tipo di negozio ideale: in un borgo provenzale, stipato di vestitini colorati e svolazzanti. #adoroanchio!
Tre giorni dopo eravamo in macchina, con cane al seguito (guardate questo video che ho fatto tra Lourmarin e Cucuron e poi ditemi se non volete andare anche voi SUBITO; magari non fatevi trascinare in un fosso di fango e rovi dal vostro cane come ho fatto io, ecco).
Confermo che Lourmarin è incantevole, mooolto più bello di Saint-Paul-de-Vence ed Èze che sono delle trappole turistiche, e che il paesino vicino, Cucuron, è addirittura straziante.
Circondato da platani alti più di 30 metri che attraversati dal vento fanno il suono più bello del mondo, e affacciato su uno “stagno” costruito a inizio ‘800, Cucuron è quel posto magico dove Russell Crowe e Marion Cotillard cenano al loro primo appuntamento in “Un’ottima annata”.*

Noi abbiamo pranzato (molto bene) alla Petite Maison, sull’angolo di Place de l’Étang. Lo chef Eric Sapet come me è innamorato di quei platani lì da oltre 200 anni. “Le soir, c’est comme une cathedrale”, ha detto sull’uscio facendo il gesto di una volta gotica. E si è commosso tanto al solo pensiero di quello spettacolo quotidiano che non è riuscito a dirci arrivederci.

Ma ci rivedrà, perché torneremo di sera, ad ammirare la cattedrale che fruscia nel vento.
* Tornata a casa, l’ho subito riguardato. C’è su Netflix, se ne avete voglia (sì, è un film terribile, una catena di cliché insopportabili; però quella casa, quella campagna e quel momento in cui si sfidano a tennis “Fred Perry” e “Henry Lacoste”… 🙂 )
4° cosa bella – il canniccio
Forse l’unica cosa che amo più di un cestino o una borsa di paglia è il canniccio.
Mi riporta dall’Armanda, una trattoria in fondo alla Darsena viareggina, dove da bambina mangiavo degli spaghetti con le arselle inarrivabili. L’Armanda era una donna alla Anna Magnani, scapigliata, sdentata, sempre in una vestaglietta scura; parlava solo viareggino stretto, faceva due piatti in croce e li mangiavi con i piedi nella rena, sotto il canniccio, sul bordo della pineta.
Da allora ogni canniccio che vedo su pergole, cancelli e frangivista fa saltare un battito del mio cuore.
In Provenza ne ho scorti di meravigliosi:



Noi il canniccio lo abbiamo intorno al cortile e sui balconi:
… e ora anche sopra il gazebo: prima c’era un telo di cerata bianca, ma se lo è portato via la famigerata mareggiata del 30 ottobre. Ricomprarlo originale costava 500€, sostituirlo con quattro arelle di bambù 50 euro, e vuoi mettere la bellezza?

È come il tappeto del Grande Lebowski: dà un tono all’ambiente 🙂
Una cosa che anche no – troppo instagrammabile

Se la piazza dello stagno di Cucuron e i cannicci di Lourmarin vi sembrano irresistibilmente instagrammabili, aspettate di vedere Rue Cremieux.

Questa stradina pedonale di Parigi viene invasa senza sosta da orde di persone che si fanno fotografare vestite a nozze anche se non è il loro gran giorno, che praticano yoga sugli stipiti delle porte, che fanno flashmob a squadre, che soffiano bolle di sapone, e tante altre amene attività da influencer…
I proprietari delle case sono stravolti: in ogni momento ci sono ginnasti a testa in giù sulla loro porta di casa, rapper che girano videoclip e addii al nubilato caciaroni.
Hanno chiesto al municipio di rendere privata la strada almeno nel weekend, e in attesa che qualcosa si muova, hanno girato l’obbiettivo, attivato il senso dell’umorismo nelle didascalie e creato il loro stesso profilo Instagram: @ClubCremieux – shit people do Rue Cremieux (cagate che fa la gente, versione Rue Cremieux).






Questo è quello che vedono dalle loro finestre:
Consiglio vivamente anche questi video di giapponesi che sciano (?!) e Oba-Oba in full regalia .

Il mio preferito è comunque questo… spasimante pronto a una serenata?
Vale la pena infastidire la gente che si fa i fatti suoi a casa sua e rendersi così ridicoli per una foto colorata? Secondo me no.
Una cosa che fa anche ridere – a volte, c’è un Caravaggio dentro di me
A proposito di foto…




Appendice dell’appendice
