Indice
- 1° cosa bella – Te lo regalo se lo vieni a prendere
- 2° cosa bella – regalare tempo
- 3° cosa bella – il Maestro Pino che regala le merende
- 4 ° cosa bella – pacco da giù, pacco da su
- Una cosa che anche no: si fa presto a dire guanti
1° cosa bella – Te lo regalo se lo vieni a prendere
Dovendo sgombrare un appartamento che ha comprato mia zia, lasciato dal vecchio proprietario letteralmente intonso (c’era persino un succo di frutta aperto e scaduto nel 2011: non vi dico l’odore) e non volendo buttare dei mobili ancora funzionali ma che non a noi non servivano, ho seguito il consiglio di un’amica e ho offerto tutto sulla pagina Facebook “Te lo regalo se lo vieni a prendere” di Genova (ce ne sono per tante città, province e regioni).
E ho scoperto un bellissimo modo di fare comunità: chi ha qualcosa che non gli serve posta le foto, le misure, la quantità, la zona in cui si trova la roba in questione, e chi è interessato scrive sotto “Mi prenoto”, poi si mette in contatto via messaggio privato con il donatore.
Quando la transazione è andata a buon fine, il creatore del post scrive l’ultimo commento: “CONCLUSO”, e gli amministratori eliminano l’inserzione (in realtà c’è un po’ di pigrizia da parte dei donatori, per cui rimangono a galleggiare offerte che non sono più valide).
Il gruppo smazza ogni genere di bene: dalle collanine di perline dei bambini ai centrini delle nonne, dalle cucine intere (elettrodomestici compresi) ai vestiti, ai libri, ai dvd, alle piante e via konmarizzando.
Funziona anche al contrario: se hai bisogno di qualcosa, metti un annuncio e quasi sicuramente qualcuno ti risponderà.
Nel mio caso, ho potuto fare a meno di andare alla discarica o di spendere dei soldi per far venire la nettezza urbana a ritirare dei rifiuti ingombranti che non erano certo dei rifiuti; ho avuto il piacere di dare tante cose ancora valide a tre famiglie che stavano allestendo le case per i loro figli; ho chiesto se qualcuno aveva un vecchio lavandino di marmo, e ne ho trovato uno bellissimo e gigantesco di ceramica bianca (il prossimo mese spero di inaugurare la Top 5 del mese con un post sulla ristrutturazione del terrazzo, con focus sul lavandino!).
Non so se a Genova lo scambio di regali funzioni particolarmente bene per via della nostra proverbiale tirchieria temperanza, ma non vedo come potrebbe essere diverso altrove.
Vi consiglio di iscrivervi al gruppo locale e usarlo per far circolare la ricchezza delle vostre case: la soddisfazione di rendersi utili a uno sconosciuto vi riverbererà dentro come un piccolo sole caldo.
2° cosa bella – regalare tempo
Dico una banalità, ma è banale perché è una cosa vera: le esperienze sono più preziose degli oggetti.
E mettersi a disposizione di qualcuno per irrobustire la relazione e creare ricordi è l’investimento migliore che possiamo fare in quel rapporto.
I bambini lo sanno meglio degli adulti, che hanno fretta, sono stanchi, sono altrimenti occupati. Non sono cattivi, anzi: se lo sono, lo sono più con se stessi che con gli altri perché si negano delle piccole, ma significative felicità a buon mercato.
Ve lo certifico io con sigillo papale perché sono in testa alla coorte degli adulti stanchi & altrimenti indaffarati. Sono proprio la portabandiera.
Ma me lo ha ricordato Mario, quando nell’ultima letterina a Babbo Natale ha chiesto una lista di “10 cose da fare con papà” (tranquilli, c’era anche la Nintendo Switch).
Babbo Natale l’ha accontentato con attività speciali come discese in slittino, giri sulla ruota panoramica, gite in bicicletta e un cinema e una pizza lasciando la mamma a casa (a buon rendere, Babbo Natale).
Siccome questa è una gara a chi è il genitore più fico volevo fare anche io qualcosa di memorabile con lui, quando c’è stato il primo giorno di neve a inizio marzo l’ho tenuto a casa anche se non c’erano evidenti problemi per arrivare a scuola.
Era l’unico a mancare in classe, ma quelle poche ore di lezione perse sono state dimenticate mezzora dopo averle recuperate in mezzora di compiti.
Invece la mattinata sottratta alla consuetudine e passata a tirarsi le palle di neve con la mamma e il fratellone in riva al mare resteranno per sempre.
3° cosa bella – il Maestro Pino che regala le merende
Nove mesi all’anno, cinque giorni alla settimana, tre volte al giorno, il Maestro Pino aspetta i ragazzi che hanno appena finito le lezioni di tennis del suo circolo al Dopolavoro Ferroviario con un vassoio di merendine.
Sono un regalo, offerto ogni volta con il sorriso a 32 denti e rughe di allegria che gli percorrono le guance.
Con quello che costa la retta, non so come faccia a far tornare i conti. Ma non manca un turno, e il vassoio è sempre pieno. A Genova.
4 ° cosa bella – pacco da giù, pacco da su
Non ho la fortuna di avere famiglia al Sud.
Ho sì un cognato calabrese (che è meglio di niente), ma sta a Milano e ha tanti pregi e gli voglio tanto bene, ma Pierluigi, dovresti portarmi più sardella e pittanchiusa quando vai a trovare i tuoi genitori. Ecco.
Una sana invidia per chi ha parenti stretti in Meridione che mandano regolarmente Pacchi Da Giù® ce l’ho da 25 anni, quando ho fatto amicizia con la mia vicina di casa Mariella, originaria di Crotone, a cui sua madre non mandava il pacco da giù con il corriere: le mandava proprio IL CAMION. Con i bancali scaricati sotto al nostro condominio.
Pomodori pelati, salsa, olio, olive, taralli, pane, biscotti… sardelle e pittenchiuse (a tutt’oggi le più buone che abbia mai mangiato: le faceva proprio sua madre).
Sembrava una rappresentazione settecentesca del Paese del Bengodi!
Io poi facevo gli occhi di triglia e dicevo “che profumo!” ogni volta che le entravo in casa, che poi era ogni giorno, perché i nostri figli sono cresciuti in simbiosi. E Mariella, con tanta pazienza, mi passava le olive, i taralli, la sardella e la pittanchiusa.
Ormai mi sono trasferita da otto anni nella casa nuova e, oltre all’amica, mi manca il pacco da giù.
Così ho creato un circolo virtuoso con altre due amiche di Cosenza: io mando pacchi da su, loro mandano pacchi da giù.
Diciamolo chiaramente, i loro pacchi fanno mangiare la polvere ai miei: Valentina mi ha spedito uno scatolone di salumi tipici e marmellate fatte in casa la prima volta, e la seconda vari dolci natalizi fatti con le sue manine sante. Io delle magliette di Cakemania la prima volta, e una selezione di prodotti liguri e delle presine fatte all’uncinetto da mia madre la seconda. Buuuu.
Il pacco di Paola non mi è ancora arrivato, ma non ho fretta: mi ha detto che deve andare a prendere sulla Sila una certa ricotta salata che non si trova nei negozi, e non c’è motivo migliore per portare pazienza.
Il bello di questa storia è che queste due amiche io non le ho mai incontrate: ci siamo conosciute tra Facebook e Twitter ed è sui social che ci frequentiamo ogni giorno da anni.
Ci siamo affezionate le une alle altre, condividendo anche momenti privati difficili, che combattiamo scambiandoci molti video di gattini.
Però il mio ultimo pacco da su l’ho mandato doppio, a un unico indirizzo: mentre scrivo so che Paola e Valentina si stanno stringendo la mano per la prima volta, e che stanno per parlare di gatti e torte e biscotti e marmellate e di quanto è folle e bello scoprire di avere delle vere amiche cazzeggiando su Instagram.
E, forse, anche di quella genovese che ancora non è mai scesa a comprarsi da sola la sardella e la pittanchiusa.
Una cosa che anche no: si fa presto a dire guanti
Io spero che nei negozi e negli ambulatori che frequentate voi questo non succeda, ma nel mio supermercato di quartiere c’è tutta un’osmosi tra banconisti della macelleria e della salumeria che posso solo definire raccapricciante: passano dal disossare un pollo crudo a tagliare il carpaccio ad affettare il prosciuttinocottosenzaadditiviperilbambino.
L’ho detto alla direttrice del negozio, che non ha fatto un plissé; l’ho detto a loro quando, incartato il pollo, si sono resi disponibili a prepararmi anche la bresaola, per sentirmi rispondere che “tanto signora, è tutta carne cruda: mica la cuociono, la bresaola. AHAHAHA!”.
HACCP questo sconosciuto.
Non è diverso dal dentista che ti mette le mani in bocca con i guanti di lattice, ma poi apre tutti cassetti dello studio e rovista tra gli attrezzi, usa il computer per ritrovare la tua scheda, e poi ti rimette le mani in bocca. Avendo fatto lo stesso con tutti pazienti che sono venuti prima di te. A battér donato non si guarda in bocca?
Come si evince da questo post, sono sempre contenta quando ci si possono scambiare dei regali: ma salmonella e virus, anche no.